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Da secoli gli uomini e le donne lavorano.

Le piramidi, ad esempio, sono il prodotto del lavoro di un gran numero di persone, gli schiavi, che non avevano altra scelta e non ricevevano denaro in cambio delle loro fatiche.

 
 

 

 

 

 
 


Anche al tempo dei
Greci e dei Romani il lavoro manuale era considerato poco nobile ed era riservato agli schiavi. L’unico lavoro degno degli uomini liberi era quello intellettuale.

Nel Rinascimento il mondo produttivo si caratterizzò per le attività degli artigiani che producevano oggetti sempre diversi, per rispondere alle richieste dei clienti e con alto un alto grado di qualità nei suoi prodotti.

Apparvero poi i mercanti, che furono i primi capitalisti nella storia dell’economia e che si occupavano di vendere i prodotti degli artigiani.

Gli artigiani che avevano un’organizzazione del lavoro tutta realizzata nella bottega-fabbrica, cominciarono un po’ alla volta a dipendere dai mercanti i quali invece per vendere e acquistare i vari prodotti, spaziavano  ben oltre i confini della città.
 

 
  Questo tipo di organizzazione durò a lungo nei secoli, fino all’epoca della prima rivoluzione industriale che avvenne verso la fine del XVIII secolo quando gli industriali tessili cominciarono ad applicare la macchina a vapore al funzionamento dei telai e trasformarono le industrie domestiche in grandi fabbriche. Questo produsse anche grandi cambiamenti sociali, tra cui la nascita della classe operaia.  
 



 

 

La seconda rivoluzione industriale si ebbe invece intorno al 1890 e fu favorita dall’utilizzo del motore a combustione interna e, in seguito, del motore elettrico.

Si diffuse in quel periodo la produzione di beni basata sulla catena di montaggio con un’organizzazione del lavoro chiamata tayloristica.
I lavoratori allora erano considerati come come le parti di una macchina: intercambiabili, passive e poco costose e ognuno di essi doveva eseguire un lavoro molto semplice e sempre uguale.

Questo tipo di organizzazione portò ad un’enorme produzione ma, con l’andare del tempo, fu considerata disumanizzante e alienante, finchè fu del tutto abbandonata.

Taylor fu uno dei
principali studiosi di
organizzazione aziendale

 il suo modello produttivo nasceva dallo studio della
natura della macchina
fatta di parti intercambiabili e poco costose,
ognuna delle quali compie una sola semplice funzione


  descrizione dei settori lavorativi  
                (clicca per ingrandire)

 



just in time
significa:
appena in tempo

e si riferisce alla modalità
di produrre i pezzi che servono
e nel momento in cui servono,
 senza tenere scorte in magazzino


con un'organizzazione diversa del lavoro e l’aumento dell’impiego di mezzi di trasporto che continuamente portano i pezzi da un’azienda ad un’altra e i prodotti finiti ai punti vendita.


Questo costringe a sviluppare
organizzazioni molto flessibili
capaci di rispondere alle esigenze
sempre diverse del mercato.

Nel 1974 avvenne la terza rivoluzione industriale con l’introduzione della produzione just in time, della qualità totale e dell’informatica.

Con la gestione totale della qualità, la produzione in linea basata sulla catena di montaggio è sostituita dalle
isole di produzione. Ogni lavoratore svolge mansioni diverse e ha un maggiore controllo sul processo produttivo.

L’organizzazione a piramide  , tipica della produzione tradizionale è sostituita da quella a rete e il controllo diventa parte integrante della produzione ed è gestito dal lavoratore stesso.

                                                 organizzazione a rete

 

     

L'introduzione dei robot ha portato
a liberare le persone dalle produzioni faticose e ripetitive,
ma anche alla richiesta di lavoratori con tasso di
scolarizzazione medio-alto, in grado di operare con i computer che comandano le macchine.


La rivoluzione industriale giapponese,  basata sull’introduzione dell’informatica, ha reso gli uomini controllori dei processi produttivi.

Questo ha segnato il passaggio dalla
società industriale a quella post-industriale, dei servizi e dell’informazione.
 
La più recente trasformazione che coinvolge il mondo produttivo è la deindustrializzazione.

Le industrie diventano più piccole e si dedicano alla produzione di una sola fase del processo produttivo completo o alla produzione di pochi oggetti, sempre diversi e devono essere pronte a cambiare quando cambia il mercato (cioè i nostri bisogni).

Oggi sono sempre meno gli operai e aumenta invece la richiesta di diplomati e laureati con mansioni qualificate.

Si espande il
settore terziario che si incarica anche delle fasi di progettazione, programmazione, formazione e marketing. 

 

     
 

In che modo questa trasformazione incide sulla scuola?
Quali sono le nuove domande del mondo produttivo
sulla preparazione dei lavoratori?

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